Il Web talvolta regala parole fondanti e fondamentali che penso sia un peccato smarrire ed è per questo motivo che vorrei proporre le meravigliose parole di Alessandro Dehò che ho casualmente trovato in Rete.
Grazie per questa mirabile riflessione!
“Passato il sabato”, attraversare senza fretta ogni sabato della vita, camminarlo con lentezza, quella propria del tempo che concede silenzio e cura. Passare il sabato è imparare a vivere rallentando il respiro, respirando il respiro di Dio. Risorgere non è qualcosa che sarà, si risorge adesso, ogni volta che ci immergiamo in quel silenzio profondo che ci permette di rallentare la vita, sciogliere le tensioni, guardarci con infinita compassione. Pasqua non è evento che sarà, alla fine, è ciò che sperimentiamo già qui, in ogni respiro che scende in profondità, ad accarezzare le nostre resistenze, a baciare le nostre rigidità. Risorgere è lasciarsi partorire dal sabato.
“Comprarono oli aromatici per andare a ungerlo”. Resurrezione non è qualcosa che sarà, è il profumo della vita che sperimento già qui, adesso, quando riconosciamo di essere vivi grazie alle profumate unzioni amorose che i fratelli e le sorelle stendono sulle nostre carni affaticate. Quando sentiamo il profumo di incenso e di mirra ad illuminare come foglia d’oro il Natale di ogni vita che nasce. Quando piangiamo d’amore con la donna del Cantico che nel profumo respira il suo amato, quando entriamo nelle lacrime della donna che bacia e accarezza i piedi di Gesù. Viviamo da risorti se la nostra storia è raggiunta dal profumo anche quando è incastrata in un sepolcro. Viviamo da risorti se le nostre parole, i gesti, i silenzi, il nostro camminare la vita sanno profumare almeno qualche volta le storie che incrociamo. (Poi il profumo non lo vedi ma è ciò che penetra ogni cosa, poi il profumo rimane sul palmo della mano di chi accarezza e di chi è accarezzato, poi il profumo arriva anche quando abbiamo gli occhi chiusi).
“Di buon mattino, il primo giorno della settimana (…) al levare del sole” Resurrezione non è qualcosa che sarà ma è qualcosa che è già qui, quando sentiamo il respiro delle cose che iniziano. Risorgere è lasciarsi toccare il cuore dal mattino che si schiude paziente al sorgere del sole, è respirare tutti i primi vagiti dei bambini che stanno nascendo, è commuoversi per i cuori che si stanno innamorando per la prima volta, è morire con chi muore sentendo che quello è solo un nuovo inizio, è commuoversi per il primo passo, per il primo bacio, per la prima parola, ma anche per la prima delusione, la prima caduta, la prima sconfitta. È imparare ad abitare ogni istante sentendo che ogni attimo è primo perché unico. E imparare umilmente da questi continui inizi. Imparare la disciplina del sorgere del sole in ogni ombra, alzarsi presto, alzarsi sempre, levarsi con il sole per riconoscere che ogni crisi, ogni morte, ogni apparente chiusura è solo un nuovo principio. Resurrezione è lasciarsi partorire da chi ci custodisce con sguardi ri-sorgenti.
“Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?”. Resurrezione è aprire gli occhi, alzare lo sguardo sul reale. Che spesso è pesante, che è macigno che chiude, che è vita troppo greve persino da spostare, persino da sopportare. Risorti non sono occhi ingenui, non sono occhi che tralasciano la fatica di vivere. Risorto è chi riconosce una vita più grande dei suoi limiti. Chi impara che non è tutto affidato alle nostre poche forze, che nella vita succedono cose che ci superano. Non siamo noi a spostare certi massi, non siamo noi ad aver fissato il cielo sopra le teste, e le stelle in quello stesso cielo, ad aver srotolato i prati, ad aver riempito di vita il cielo e il mare. Non siamo noi a dover spostare tutti i massi, la vita è più grande di noi. Possiamo fermarci, riconoscere che non ce la facciamo, che alcuni scogli sono davvero troppo pesanti. Ma possiamo anche riconoscere che le cose che ci riempiono davvero il cuore sono tutte più grandi di noi. Che ogni volta che camminiamo il Creato, se siamo attenti, sentiamo il respiro vitale in ogni essere. Che nascere, crescere, amare, generare, morire, le uniche cose che contano davvero nella vita, sono tutte più grandi di noi, sono massi d’amore, abitati da forze che ci superano.
“Entrate nel sepolcro videro un giovane seduto sulla destra vestito di una veste bianca ed ebbero paura”. Occorre entrare nei sepolcri della vita, occorre seguire la vita fino in fondo per lasciarsi sorprendere dalla vita sessa: che per fortuna non ci fa sempre trovare ciò che cercavamo. Cercavamo un cadavere e troviamo un giovane, cercavamo un corpo nudo e avvolto in un lenzuolo, troviamo un copro rivestito e seduto e vivo.
Resurrezione non è solo qualcosa che sarà, è la nostra capacità di lasciarci stupire dalla vita che inventa imprevisti. Capacità di ri-credersi, e quindi di ri-credere. Dobbiamo smettere, se vogliamo davvero risorgere, di scrivere di fretta finali scontati. Sulle nostre vite prima di tutto: se ho sbagliato devo pagare, se mi sono comportato in un certo modo sicuramente ne subirò le conseguenze, visto che ho fatto alcuni errori ormai tutto è deciso. Questo è l’inferno, è vivere un copione scritto da altri, una vita senza fantasia, una parte da interpretare. Risorgere significa accettare lo stupore, credere nell’imprevisto, lasciarsi trovare da ciò che non cercavamo. E questo fa anche paura. Perché la gente che abbiamo intorno questo non lo vuole. Molto meglio una vita che scorre inevitabile e prevedibile. Lo sguardo da risorti è dire che si può ricominciare e ricredersi e ricredere. A partire da qualsiasi sepolcro. E diventare complici dell’imprevisto, complici della fantasia divina.
Che poi quel giovane è un rimando chiaro alla liturgia battesimale. Vivere da risorti è assumere seriamente la logica del battesimo, è morire e riemergere continuamente, è trasformare le acque da violenza che travolge (Mar Rosso) in liquido amniotico, questo fanno i risorti, nascono, nascono sempre, rinascono dall’alto, perché la vita diventa un grembo e ogni giorno chiama a nuove rinascite. Resurrezione non è qualcosa che sarà, è uno stile che testimoniamo già qui rinascendo ogni giorno e aiutando chi vive accanto a noi a partorirsi a vita sempre nuova.
“Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui”. Vivere da risorti è un cerchio che non si chiude. In una frase tutta la vita di Gesù. Ma il cerchio del Nazareno crocifisso non si chiude con la morte. Rimane una sospensione. Non è qui. Rimane un Vuoto, Rimane una richiesta di continua ricerca. Rimane il profumo dell’amato. E la nostalgia e la sicurezza che lui è, adesso, per me.
Dove trovarlo? Cercandolo. Sappiamo che ci precede. E questo è davvero il compimento dello sguardo risorto. Noi siamo davvero risorti, adesso, quando impariamo a sentirlo precedente i nostri passi. La vita succederà sempre libera e imprevista, ma sopravvivremo alla paura perché potremo trovare il Vivente in ogni angolo della nostra storia, anche in quelli più bui, ad aspettarci. E non si sarà luogo o tempo o esperienza o errore o sepolcro disabitato. Solo servono occhi educati a risorgere, qui e ora."