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martedì 31 ottobre 2017

Raccontare una canzone: "Che sia benedetta" di Fiorella Mannoia.


"Che sia benedetta" è la canzone presentata al 67° Festival di Sanremo dalla cantante Fiorella Mannoia e scritta da Amara e Salvatore Mineo, contenuta nell'Album "Combattente"!
Questa canzone si è classificata al secondo posto del Festival della Canzone Italiana ed ha ricevuto il Premio della Sala Stampa Radio - TV "Lucio Dalla" e il Premio al miglior testo "Sergio Bardotti".
Questa canzone è una poesia, un inno celebrativo, una raffinata ode di rignraziamento.

"Che sia benedetta"

Ho sbagliato tante volte nella vita,
chissà quante volte ancora sbaglierò?
In questa piccola parentesi infinita,
 quante volte ho chiesto scusa e quante no.
È una corsa che decide la sua meta,
 quanti ricordi che si lasciano per strada...
quante volte ho rovesciato la clessidra
questo tempo non è sabbia ma è la vita
che passa, che passa...
Che sia benedetta!
Per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta!
Per quanto sembri incoerente e testarda, 
se cadi ti aspetta.
Siamo noi che dovremmo imparare
a tenercela stretta, tenersela stretta.
Siamo eterno, siamo passi, siamo storie,
siamo figli della nostra verità
e se è vero che c'è un Dio
 e non ci abbandona
che sia fatta adesso la sua volontà.
In questo traffico di sguardi senza meta,
in quei sorrisi spenti per la strada
quante volte condanniamo questa vita
illudendoci d'averla già capita.
Non basta, non basta...
Che sia benedetta!
Per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta
per quanto sembri incoerente e testarda, 
se cadi ti aspetta,
siamo noi che dovremmo imparare
 a tenercela stretta, a tenersela stretta!
A chi trova se stesso nel proprio coraggio...
A chi nasce ogni giorno e comincia il suo viaggio...
A chi lotta da sempre e sopporta il dolore...
Qui nessuno è diverso, nessuno è migliore!
A chi ha perso tutto e riparte da zero...
perché niente finisce quando vivi davvero.
A chi resta da solo abbracciato al silenzio...
A chi dona l'amore che ha dentro...
Che sia benedetta!
Per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta.
Per quanto sembri incoerente e testarda, se cadi ti aspetta.
E siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta, a tenersela stretta.
Che sia benedetta!


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Dall'introduzione pacata, come a voler mettere in rilievo le parole pronunciate quasi sottovoce che appaiono come un monologo interiore volto ad esaminare e ponderare l'io passato e futuro, si approda al primo ritornello con tonalità ardentemente trionfale ed elogiativa: che sia benedetta!
Le parole di esortazione "siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta, tenersela stretta" sono un sigillo a questa lode.
In seguito il testo si apre verso due modalità:
una corale, di voci che si intersecano e fondono in quella che è l'anima del Mondo, la sua popolazione: "Siamo eterno, siamo passi, siamo storie, siamo figli della nostra verità", che giunge ad una aulica invocazione spirituale.
La seconda, è una dedicatoria rivolta a chi nelle sue svariate particolarità esistenziali appartiene a questo Mondo, contenendo al suo interno una dimenticata verità: "qui nessuno è diverso, nessuno è migliore"!
In conclusione torna maestosamente il richiamo all'imperativo celebrativo di quella che è la vera protagonista del testo: la vita!




lunedì 30 ottobre 2017

"Cammina Fratello!": l'augurio di speranza dei giovani di Korogocho nella testimonianza missionaria di Padre Alex Zanotelli.

"Io sono le persone che ho incontrato."
(Padre Alex Zanotelli)


Ho avuto l'onore di poter ascoltare dal vivo la testimonianza e le parole edificanti di Padre Alex Zanotelli solo una volta fino a oggi, ma questo incontro provvidenziale ha segnato il mio percorso.
Dal 1989 al 2002 Padre Alex Zanotelli è stato missionario in Kenya, a Korogocho uno dei molti slum di Nairobi in Africa che nella lingua locale vuol dire "caos".
Padre Alex Zanotelli ha avvertito la vocazione di voler vivere in una delle "enormi baraccopoli dai nomi più strani: Huruma, Kariobangi, Korogocho, Kibera, Mathare, Kangemi..." ed è giunto così a Korogocho per compiere la sua missione.
Nel suo saggio "Korogocho. Alla scuola dei poveri.", edito da Feltrinelli nel 2003, Padre Alex Zanotelli delinea il significato che rappresenta per lui vivere secondo missione.
"Missione non è essenzialmente qualcosa che ha a  che fare con l'anima". Secondo Padre Alex Zanotelli, infatti, "fare missione è annunciare la Buona Novella ai poveri, agli ultimi, fare missione vuol dire anche denunciare dei sistemi che creano ingiustizia e oppressione, vuol dire ricerca di proposte alternative". Per Padre Alex Zanotelli è di fondamentale importanza unire la sua esperienza di fede alla politica, all'economia, alla società e alla cultura. Egli afferma che "ci sono tante definizioni e tante pratiche di missione". Per Padre Alex Zanotelli, però, il vero significato di attuare una missione è seguire l'esempio di Gesù di Nazaret che si è fatto carne dentro una particolare cultura per viverla, Gesù ha preso parte ad un contesto di sofferenza umana ed ha incarnato la speranza dei poveri, dei sofferenti, degli ultimi e dei malati.
"Non si può vivere a Korogocho senza un profondo respiro di mistero", così delinea la sua esperienza missionaria Padre Alex Zanotelli che ha vissuto all'ombra della sovrastante "mukuru", la discarica, presso la quale un numero altissimo di Donne, Bambini, Ragazzi e Uomini si recavano la mattina presto fino alla sera per raccogliere i rifiuti che poi avrebbero trasformato in ricchezza. Perché a Korogocho tutto è riutilizzabile, riciclabile e può essere rivenduto.
Queste Donne, questi Bambini, questi Ragazzi e questi Uomini venivano discriminati e rigettati da tutti e, di contro,  essi avevano una assoluta diffidenza verso il mondo.
Quella volta che ebbi la fortuna di assistere a una conferenza di Padre Alex Zanotelli, egli parlò di queste anime coraggiose e fragili narrando al pubblico che lo ascoltava di come nonostante i problemi di emarginazione, alcolismo, droga, prostituzione, malattie ed  estrema povertà queste Persone, che aveva incontrato, aiutato, soccorso e amato, nel periodo della sua missione a Korogocho, non avessero perso la caratteristica più importante: la dignità.
I giovani adolescenti di Korogocho, quando alla mattina presto si svegliano nelle loro fatiscenti baracche, mentre il resto del mondo ancora dorme,  per dirigersi verso la discarica, sinonimo per loro di duro lavoro, si incoraggiano e si salutano a vicenda dicendosi: "Cammina Fratello!" e insieme vanno verso quella che per loro rappresenta la salvezza.
Il messaggio che inviano queste parole di incoraggiamento augurale e l'esempio di queste Persone che lottano per la sopravvivenza, ma che vivono con audacia è che lamentarsi per le piccole disavventure come spesso facciamo noi popoli delle Nazioni ricche economicamente è un abominio e dovremmo imparare anche noi a rispettarci come Fratelli e continuare a camminare a testa alta, sempre e comunque, al di là di ogni avversità.
Grazie Padre Alex Zanotelli per questo fondamentale insegnamento esistenziale!



"Io lo so,
l'ho scoperto a Korogocho,
io so che c'è l'inferno.
Ma se c'è Korogocho,
se ci sono le Korogocho di questo Mondo,
c'è qualcosa che non va.
Ma se cambiamo ognuno di noi,
se vogliamo davvero dare ai nostri figli la gioia che hanno i poveri di Korogocho quando la Domenica ballano e cantano perchè  sanno che Dio c'è ed esiste...
proprio all'inferno..."

(Padre Alex Zanotelli)

domenica 29 ottobre 2017

Halloween: lo stordimento storico e l'importanza della commemorazione dei defunti

Qualche giorno fa ero al supermercato per comprare l'insalata, e al reparto "Orto - Frutta", scegliendo una lattuga, ho assistito al dialogo tra due anziani coniugi un po' storditi e un po' confusi sulla festa di Halloween.
Non che volessi essere invadente nell'ascoltare ciò che si dicevano, ma il contenuto del loro botta e risposta frenetico e accorato mi ha dato da pensare.
La questione tra i due venerandi signori si sviluppava in più punti, erano vivacemente presi da più aspetti da dover compiere. La moglie teneva le redini della situazione, apparentemente saldamente, mentre il marito le esprimeva il suo consenso e si dava da fare attivamente per cercare di trovare in ogni reparto del supermercato tutto ciò che serviva a portare a termine la loro missione di quel pomeriggio: comprare la zucca di "Alùin", i dolcetti "con le forme mostruose", i lumini "per dar quel tocco lì, di paura e suspance" e gli addobbi "più spaventosi che ci siano".
La missione dei due Nonni era, tristemente, quella di acquistare tutto l'occorrente per preparare la festa di Halloween ai loro nipotini e riempirli quindi di dolcetti come festa comanda, fargli avere la loro zucca intagliata con dentro il lumino e gli addobbi per rendere tutto più accattivante.
Premetto che sono convinta che tutte le azione che compiono i Nonni per i propri Nipoti derivino dall'affetto, ma questi due poveri anziani mi hanno dato la parvenza di essere stati indotti a compiere tali gesti da una tradizone importata in Italia, che non fa parte della nostra storia, della nostra cultura secolare, inglobata nel nostro territorio nazionale dal mero consumismo, e sebbene li abbia visti entusiasti nel voler compiere il loro intento, allo stesso tempo li ho trovati smarriti perché ciò che facevano,  probabilmente, appariva anche a loro bizzarro e non familiare.
In Italia la festa di Halloween è stata introdotta verso la fine degli anni Novanta ed ha preso sempre più piede perdendo il suo significato di festa popolare di origine celtica che aveva come senso celebrativo quello della fine dell'estate (come ricorda il nome gaelico "Samhain").
In Italia le celebrazioni da ricordare dovrebbero essere ben altre e di ben altro spessore: il 1° Novembre è la Festa di tutti i Santi e il giorno seguente ricorre la commemorazione di tutti i defunti.
Penso che sia opportuno ambire a un cambiamento del senso di marcia attualmente in corso e invece di andare nella direzione dei balli in maschera sfrenati, del rumore e del frastuono delle feste, tornare al silenzio, almeno in questi due giorni celebrativi.
Credo sia fondamentale rinnovare il significato del ricordo di coloro che non sono più su questa Terra nel raccoglimento e nella riflessione tacita, che molto probabilmente sarebbe più educativo per le nuove generazioni in quanto insegna il rispetto per chi è stato presente prima di noi e permette a coloro che non ci sono più di rivivere attraverso i nostri pensieri.
E a quei due Nonni vorrei dire: non affannatevi per cercare di preparare una festa che non rientra nei vostri schemi di vissuto, ma piuttosto prendeteli sulle vostre ginocchia i vostri nipotini e narrate loro la vostra storia e quella dei loro antenati… perché attraverso il ricordo di coloro che sono stati importanti per noi è possibile comprendere chi siamo e sicuramente i vostri piccoli ne rimarranno felici e arricchiti!



sabato 28 ottobre 2017

"L'Amor che move il sole e l'altre stelle"

Oggi il celebre attore, regista e sceneggiatore nonché insignito due volte del Premio Oscar per il film "La vita è bella" Roberto Benigni compie 65 anni.
A lui giungano i miei migliori auguri.
Non è di Roberto Benigni, però, che vorrei parlare in questo Post, non me ne abbia a male, ma di un altro Uomo.
Quest'ultimo, meno celebre ai più, al popolo nazionale e internazionale, ma senza alcun dubbio celebre tra le persone semplici, non è un attore, non recita una parte e benché nella sua vita svolga molteplici ruoli per me ne rappresenta uno unico, fondamentale e fondativo.
Questo Uomo dignitoso, instancabile, onesto, coraggioso, lavoratore, altruista ed eroe umile della vita quotidiana è mio Padre.
Leggendo la notizia del compleanno di Roberto Benigni sono riaffiorati in me due pensieri: una famosa frase dell'attore toscano che mi piace rievocare: “La felicità la trovi nei piccoli gesti quotidiani, nei silenzi ascoltati, nei vuoti riempiti, nei sorrisi regalati e nell'amore vissuto”, e il vivo ricordo di una tiepida serata di mezza stagione del lontano 2009 quando mio Padre mi portò con lui a vedere Roberto Benigni interpretare e commentare a memoria la "Divina Commedia" di Dante Alighieri.
Trovo una connessione tra la frase citata poco sopra, quella sera spensierata trascorsa insieme al mio Papà a mangiare prima una pizza dialogando, poi immergendoci nella folla per assistere allo spettacolo, al gelato comprato e condiviso, alle foto scattate (che più che nella memoria del mio PC compaiono nella mia mente), alla corsa finale verso i cancelli per un autografo e il rapporto che lega me e mio Padre nella vita di tutti i giorni.
Nell'Amore vissuto, nei silenzi ascoltati e nei vuoti riempiti rivedo l'Uomo dal quale discendo e dal quale ricevo immancabili attenzioni e affetto autentico.
Avere questi ricordi e possedere la certezza di poter vivere altri innumerevoli momenti insieme a lui, che con l'Amore che lo lega a mia Madre, e quindi grazie a queste due Persone speciali che mi hanno regalato il dono della vita, mi fa sentire una persona molto fortunata e grata! Ma la gratitudine non è mai abbastanza per le Persone care che con i loro sacrifici fanno sì che l'esistenza sia un'opportunità da cogliere e da non lasciarsi scappare e lo insegnano e dimostrano con il loro inesauribile esempio.
Forse non si potrà mai apprezzare pienamente il privilegio di avere legami di sangue con persone che talvolta conosciamo appena perché spesso non ci sforziamo di vedere le doti dell'Altro per mettere in primis in risalto le nostre. Dunque auguro a me stessa di tenere presente il valore della discendenza, della famiglia, della comprensione e del dialogo e auguro a tutti di avere un Padre con le spalle robuste come quelle che ha il mio per sollevare il proprio pargolo da terra, innazzarlo verso l'alto e fargli afferrare una stella dalla volta celeste!
Io quella stella la possiedo e la stringo tra le mani: oggi e per tutta la vita!
Grazie Papà!

"Raro è ammirare un tuo sorriso
ma quando esso fugace appare sul tuo viso
tutto sembra più bello all'improvviso!
A essere forte da te ho imparato
e molte cose mi insegni
e
mi hai insegnato.
Sei Uomo onesto
e di integra morale
che Genitore migliore
non si potrebbe desiderare.
Fin da piccolina
la mia mano alla tua si aggrappava
e un luogo sicuro trovava.
Lo ritrovo ancora oggi che sono grande
e questo per me è un valore
assai importante.
Sono fiera di te,
accompagnami nel mio cammino
e io con affetto 
e
gratitudine
ti starò vicino:
caro Papà!"







venerdì 27 ottobre 2017

"Wenn ein Glückliches fällt": la felicità che cadendo produce vertigine!

Un giorno, in una accogliente libreria del centro, mi aggiravo tra gli scaffali e gli espositori ricchi di libri di vario genere e con variopinte copertine quando all'improvviso il mio sguardo è stato catturato da un interessante titolo su una copertina altrettanto particolare: "Eppure cadiamo felici"!
Il mio primo banale pensiero è stato: "Come facciamo ad essere felici quando cadiamo? Toccare il fondo non fa in realtà male? Tutto il contrario della felicità.".
Incuriosita da quel titolo dalle sembianze ossimoriche e dal desiderio di capire come sia possibile "cadere felici" ho preso tra le mani quel Romanzo e sfogliandolo ne ho letto alcune righe che mi hanno colpita, quindi ho deciso di acquistarlo.
"Eppure cadiamo felici" è il Romanzo d'esordio del Professor Enrico Galiano pubblicato da Garzanti e uscito nelle librerie il 18 Aprile di quest'anno.
Questo Romanzo, dalla magistrale scrittura e dalla trama elaborata, mai scontata né banale, estremamente avvincente e straordinariamente coinvolgente, l'ho letto in un batter d'occhio dalle 21:00 alle 04:00 di una notte primaverile. Ed è con un riferimento alla Primavera che potrei brevemente riassumere l'intensità di questo Romanzo: fresco e delicato come un fiore appena sbocciato.
La trama inizia in medias res presentandoci la protagonista diciassettenne Gioia Spada chiusa nel bagno della scuola che frequenta come metafora del Mondo nel quale essa trova rifugio, Mondo fatto di canzoni, di silenzi, di amici non reali, di Genitori assenti, di gatti dalla presenza fantasmatica, di una Nonna apparentemente non vigile e soprattutto da una grande passione: le parole intraducibili!
Gioia colleziona queste parole come un prezioso tesoro, le fa sue e oltre ad interpretarle le trascrive sulla sua pelle come un monito.
Trovare le parole adatte per descrivere il nostro universo interiore o l'Universo che ci circonda non è impresa facile, ma il linguaggio naturale offre un'infinità di parole e termini, spesso sconosciuti, capaci di racchiudere in poche lettere significati vasti e intriganti. Come una delle parole intraducibili cara a Gioia: "cwtch", dal Gallese, che indica un abbraccio affettuoso e un luogo sicuro, quel luogo in cui ci sentiamo veramente a casa.
L'adolescente Gioia alle prese con le difficoltà della sua età, incontra in una buia notte nel retrobottega di un Bar un ragazzo misterioso che nasconde un segreto e un peso nel cuore: Lo.
Da quel momento per Gioia, nel suo Mondo solitario, c'è spazio per un'altra persona. Ma le difficoltà non tarderanno a presentarsi e sarà proprio Gioia ad avere il compito di srotolare l'ingarbugliata matassa degli eventi passati e presenti per raggiungere la felicità, la felicità genuina, della bellezza del Mondo che si svela nelle cose che nessuno nota, nelle cose che seppur nascoste e "piccole" fanno provare dal basso la vertigine della felicità!
La trama si arricchisce di rimandi e di rimbalzi tra la realtà e un grosso punto interrogativo che non dà pace a Gioia ma che essa, con la sua determinazione e sentimento, riuscirà a mettere ogni frammento al giusto posto.
Gioia ambisce all'amore: il verbo "amare" racchiude in sé una miriade di sfumature diverse, ma tutte parimenti speciali… e Gioia troverà la sua.
"Eppure cadiamo felici" è un Romanzo che si legge tutto d'un fiato perchè ti fa sentire partecipe degli eventi che vengono narrati.
Questo Romanzo affronta tematiche attuali e delicate, ma con l'abilità dell'Autore queste vicende possono essere assimilate da un pubblico di tutte le età senza lasciare scontento qualcuno.
Anche io alla fine ho capito che la felicità è una cosa che cade perchè non è nella grandezza che si trovano le qualità più belle della vita, quelle che portano alla gioia, ma si trova  nelle cose che diamo per scontate e che vivono nell'ombra!

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"E noi che pensiamo la felicità un'ascesa
ne sentiremmo il tocco,
che quasi ci sgomenta,
quando una cosa felice cade"
(Rainer Maria Rilke,
"Decima Elegia Duinese")







giovedì 26 ottobre 2017

E poi un giorno...

Viaggiando nel tempo all'interno del proprio solitario involucro condensato dalle convinzioni dell'io e formato da paure, tristezze, sorrisi spenti, opinioni consolidate (forse), si porta l'apparente essere con sè stessi e con il carico di vissuto che fa pensare che se il corso delle cose fino a quel momento è andato in un determinato modo allora non potrai cambiare, pensi che resterai eternamente mediocre e perpetuamente insoddisfatto di te, di tutti, del Mondo.
Te ne fai una colpa, sbatti contro il muro invisibile dell'evidenza nascosta dalle sembianze incerte che la mente forma.
E poi un giorno non sei più tu!
Ti svegli ed all'improvviso ti accorgi di te, di tutti, del Mondo: con nuovi occhi, con sguardo mutato!
La vita si svela attraverso un segno limpido in un momento qualunque che diviene tutto!
Ed è da lì che inizi a vivere pienamente una vita reale perchè la meraviglia ti desta e il cuore inizia a battere con un ritmo nuovo, il ritmo dell'esistenza che fa capire di esserci non come mera presenza, ma come autentica entità!
Inizi a prendere parte del Mondo e il solitario involucro lentamente si sgretola perchè la luce comincia a far breccia tra le pieghe del passato e ti mostra la via che devi seguire per un futuro migliore!
E poi un giorno il sorriso appare sul tuo volto e rimane lì stampato in eterno perchè sei rinato, perchè ora vivi e ne sei grato...infinitamente grato!




mercoledì 25 ottobre 2017

Riflessione: To do list! Vivere il tempo rinunciando alla frenesia.

Viviamo nello spazio e siamo proiettati nel tempo, ma questo tempo non è infinito.
Spesso immagino il tempo come se fosse una linea retta protesa verso un punto indistinto e vagamente lontano sulla quale ci muoviamo, a volte con leggiadra danza, talvolta pestando i piedi come in una convulsa marcia, il ritmo che gli si vuole dare dipende da ogni singolo individuo, dipende da noi.
Questo movimento si srotola incessantemente su questa retta che non può riavvolgersi su se stessa ma che punta come una freccia scagliata dall'origine di ogni vita in direzione del punto finale ed ignoto verso il quale è orientata la nostra rotta.
Sta a noi decidere di quali granellini riempire la clessidra del tempo per fare in modo che sia tempo sano, tempo non abusato, sciupato e sprecato.
Non di rado desidero vivere una vita parallela, come un moltiplicarsi di vita, per avere più tempo, oppure, come sovente si sente dire, avere una giornata di 48 ore per possedere più spazio d'azione in questa retta funambolica sulla quale dobbiamo riuscire a rimanere in equilibrio. Ma è impossibile, non si può desiderare l'indesiderabile, mi dico. E quando cerco di rispondermi penso che sia bene prendere atto che la giornata non è allungabile come un elastico a nostro piacimento (altrimenti si spezzerebbe sicuramente) ma bisogna sapientemente saper scindere le azioni fondamentali da compiere da quelle secondarie e meno influenti, cercando di non fare dissipazione di tempo ma di guadagnarlo: questo bene prezioso e non illimitato.
Per vivere pienamente "Ogni istante" senza lasciare spazi vuoti nel corso delle giornate e per non arrivare con il fiatone al raggiungimento di obiettivi prefissati e valorizzare quindi ogni singolo secondo di vita ho formulato ingenuamente un escamotage che però trovo per me utile: immaginare i momenti come contenitori e le azioni come oggetti, il trucco sta nel saper custodire gli oggetti nel miglior modo possibile dentro ciascun contenitore. Per compiere questo esercizio con efficacia è bene preparare una lista e una contro lista: le azioni primarie faranno parte della prima, e le azioni secondarie della seconda. La lista principale l'ho soprannominata "Salva - tempo" mentre la contro lista "Se non è necessario non farlo".
Un secondo principio fondamentale di questo espediente è quello di avere l'accortezza di individuare i tempi fuori dal tempo (per non chiamarli brutalmente "tempi morti") come per esempio gli spostamenti in autobus (e da qui che sto scrivendo questo Post!), le code negli uffici, il cambio di Professore tra una lezione e l'altra, l'attesa del treno in Stazione, ecc. Questi sarebbero tutti contenitori vuoti, ma per non arrivare ad avere una vita frenetica e, come me, desiderare di avere più tempo, non sarebbe meglio sfruttare in prima istanza e appieno il tempo che abbiamo già in dotazione? Secondo me, sì!
Non è qualcosa di sovraumano, ma una semplice tecnica che permette di beneficiare di ogni singolo granellino della nostra clessidra vitale.
Quindi, per esempio, non rinunciare a leggere quel libro abbandonato su una mensola perchè tanto "Ora non ho tempo, non posso leggerlo!": il tempo c'è, il tempo si crea! Non rimandare quella telefonata che potrebbe anche, forse, dare un tocco positivo alla giornata, uno dei momenti di tempo fuori dal tempo sarebbe l'occasione adatta per chiamare quella persona. Non declinare l'invito ad uscire una sera perchè "No, sono stanca ed è arrivato l'Autunno quindi fa buio prima!", il tempo è pieno anche di momenti di svago e di compagnia (sia con la luce solare che con la luce lunare!).
Ogni momento è prezioso ed è il contenitore perfetto per raccogliere tutte le nostre migliori azioni e poi piano, piano si potrà capire che 24 ore bastano per tutto se vissute pienamente ma senza affanno!

Ecco un esempio di una mia lista "Salva - tempo"!

  • Metti la sveglia un'ora prima, ricordati di quanto sia bello ammirare l'alba e avere più tempo durante la giornata.
  • Se hai la possibilità di rimandare qualcosa a domani ricordati che il momento migliore per farlo è sempre oggi, domani potresti pensare la stessa cosa per dopodomani.
  • Vai a fare una bella passeggiata in un posto nuovo invece della solita pennichella pomeridiana.
  • Evita di comprare qualcosa di superfluo: oltre a perdere tempo potresti risparmiare quei soldi che sicuramente potranno essere utili per qualcosa di migliore.
  • Mangia cibo sano ma con gusto perchè anche il tempo va assaporato.
  • Dedicati alle persone care senza esitazione, esse dilatano lo spazio vitale.
  • Sorridi e pensa alla grande fortuna di vivere il tuo tempo!


Intento del Blog "Ubi intenderis ingenium, VALEt!"

Benvenuti/e nel mio primo Blog!
All'inizio di ogni conoscenza, di ogni nuovo viaggio insieme, ci si presenta ai propri compagni di avventura per conoscersi un po' meglio, per dare contenuto al nome che si indossa e per percepire qualche dettaglio in più della persona con la quale si instaura un dialogo.
Sono dell'idea che di sé si possa dire tutto o niente.
Di me dirò solo l'essenziale, affinché la conoscenza avvenga attraverso i Post che vorrei scrivere e condividere con Voi!
"Sono figlio del Kaos, non solo allegoricamente ma in giusta realtà…": tale è l'incipit della presentazione di un mio illustre concittadino (ma solo di nascita) che usò queste parole per narrare la sua origine.
Anche io provengo da "quell'altipiano d'argille azzurre dinnanzi il mare africano...", dalla città nella quale i Greci innalzarono i magnifici Templi e dove ebbe i natali, appunto, il Premio Nobel per la Letteratura Luigi Pirandello.
Oggi vivo nella città di Romeo e Giulietta e si potrebbe dire che il filo rosso che unisce la mia città di partenza a quella d'arrivo sia l'arte del narrare: da Luigi Pirandello a William Shakespeare!
Ed è proprio questo l'intento del Blog "Ubi intenderis ingenium, VALEt!": narrare!
Fin da quando ho imparato a scrivere mi hanno sempre accompagnata, ovunque andassi, un quadernino ed una matita per bloccare il tempo sul suolo sicuro dei fogli di carta.
Mi affascinano molto le parole e la magia che in esse si cela.
Il silenzio può avere diverse interpretazioni ed è pertanto ambiguo, ma le parole no!
Le parole sono precise, puntuali, rivelatrici, piene!
L'arte delle parole è connettersi in una concatenazione per creare discorsi, dialoghi, narrazzioni, riflessioni, per esprimere idee e pensieri, per dare voce all'impronunciabile.
Le parole hanno il potere di creare ponti e avvicinare le persone attraverso il dialogo e il confronto.
Con questo Blog vorrei dare spazio all'incanto delle parole e sorprendermi ancora una volta, ancora di più, dell'uso strabiliante che se ne possa fare!
Sono disponibile al confronto.
A tutti/e Voi buona lettura!
Grazie!

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